LOST IN LONDON
Il film girato in un'unica ripresa e trasmesso in diretta
Girato in un'unica ripresa e trasmesso in diretta in 500 cinema, il debutto alla regia di Harrelson è un'opera unica che fonde la magia tecnica con la satira autodivorante.
Anche nella sua versione più viva ed entusiasmante, il cinema, può assumere un aspetto freddo e “congelato”, trasmettendo immagini che sono state girate mesi, anni o anche decenni prima.
Ma il 19 gennaio 2017 c'è stata un'eccezione a quella regola. Il debutto alla regia di Woody Harrelson, Lost in London, è stato trasmesso in diretta in più di 500 cinema negli Stati Uniti e uno nel Regno Unito, mentre veniva girato per le strade della capitale alle 2 del mattino di venerdì.
Come se non fosse abbastanza impressionante, il film è stato girato in una singola ripresa ininterrotta di 100 minuti con un cast di 30 attori (più centinaia di extra), in 14 località, due taxi neri, un veicolo della polizia e un camper VW decorato con luci fatate.
Altri film sono stati completati in una singola ripresa, come Victoria di Sebastian Schipper, di cui vi parleremo in un prossimo articolo, ma la componente live ha aggiunto una suspense unica. Il pubblico al Picturehouse Central di Piccadilly Circus ha avuto l'emozione in più di sapere che quello che stavano guardando stava accadendo proprio fuori in quel momento, per le strade e si trova a pochi minuti dal cinema. La buona riuscita dell’impresa deve quasi tutto ad una troupe altamente preparata, tra cui l'abile operatore, Jon Hembrough, e il direttore della fotografia, Nigel Willoughby.
Il film segue Harrelson in una rianimazione comica di una notte del 2002 quando è andato a Londra ed è stato arrestato con l'accusa di aver causato danni criminali. Inizia con Harrelson che esce dal palco dopo una performance teatrale scarsamente accolta e si maledice per aver assunto un altro ruolo drammatico. I suoi fan sono d'accordo. Uno lo scimmiotta, mentre un altro chiede: "Quando ci farai ridere di nuovo?"
Se osservate bene Harrelson ad inizio film, potete scorgere ancora le espressioni di tensione delle persona reale che si sta calando nei panni del personaggio, proprio in quel momento.
A seguito di una lite con sua moglie Laura (Eleanor Matsuura), provocata da un articolo su un tabloid, Harrelson, si rifugia in un club con il suo migliore amico, Owen Wilson.
Wilson però si lascia sfuggire che il suo migliore amico sarà sempre Wes Anderson. E da qui inizia una gloriosa partita di slang di celebrità con tanto di pugni.
Il resto non è mai meno che piacevole. Harrelson è un regista affettuoso, trova pezzi memorabili per gli artisti del cast e la sua scrittura è costellata da momenti di satira morale.
Accusato di aver rotto il posacenere in un taxi, si lamenta: “È stato inutile. Era come l'appendice della cabina.” Quando Wilson chiede con fare sognante: "Un'auto della polizia può fermare un'altra auto della polizia?" la linea ha la risonanza di un'indagine filosofica senza tempo.
Ad un certo punto il film è inondato di spiritualità, dal mistico tassista che accetta il pagamento sotto forma di poesia all'apparizione fugace di Willie Nelson, "il Dalai Lama texano", che si materializza quando Harrelson è al suo minimo. Solo una volta che è veramente umiliato l'attore può fare ammenda per i suoi peccati. Cerca di convincere i buttafuori della sua fama cantando la sigla di Cheers, senza risultati; un detective della polizia prende in giro le sue scelte di carriera (“Money Train? Che scherzo!”) ; ed in un passaggio è costretto a prendere soldi dalle mani di un senzatetto disabile. Vediamo come nessuno apprezzi la sua valuta di celebrità, intesa come il valore intrinseco che le celebrità hanno e che permette loro di saltare le file, entrare in locali esclusivi ed avere un trattamento da vip.
Certamente non mancano alcuni problemi, che in un film ordinario sarebbero stati senza dubbio sistemati con riprese ad alto budget, ripetute in più take e ben organizzate. La difficoltà di illuminare così tante posizioni ha restituito un’immagine a volte sottoesposta e non nitida. L’incontro con un tassista belligerante era stridente e aveva bisogno di un incipit.
Ci sono anche alcune incongruenze, come una scena mattutina che si è verificata nel cuore della notte. La post-produzione potrebbe correggere questi elementi per la versione di un DVD, cosa che ovviamente non è stata fatta, per mantenere la veridicità dell’impresa che per l’intenzione, la portata e le difficoltà tecniche, è senz’altro riuscita in pieno.
Lost In London è un film imperfetto, come la sua narrazione, come la troupe che lo ha girato e come lo stesso Harrelson ammette di essere. É imperfetto proprio come la vita stessa e proprio per questo, è assolutamente riuscito.
Di Alex Bernardi
29/01/23